mercoledì 3 aprile 2013

E' meglio accendere una candela...


Benvenuti.
Con questo post vogliamo presentarvi un nuovo blog denominato “ESSERE e AGIRE”.

Vi chiediamo il tempo di una pausa caffè, una decina di minuti per comunicarvi qualcosa che ci riguarda tutti. Una pausa per riflettere su ciò che sta succedendo alla nostra economia, alla nostra società - in definitiva a tutti noi - e su quello che noi possiamo fare adesso, subito, per non subire passivamente gli eventi, per reagire attivamente al clima sconfortante che si sta creando.

In conclusione avrete la possibilità di dire la vostra, lasciando un commento che sarà apprezzato, qualunque sia il suo contenuto.

Ma,vi starete chiedendo: di cosa si tratta, concretamente?
Bene, dato che avete deciso di continuare a seguirmi, veniamo subito al dunque.

Inizierò con un proverbio orientale.
“è meglio accendere una candela che continuare a maledire l’oscurità”


Viviamo in un’epoca di incertezza.
I redditi si abbassano, i timori sul futuro aumentano, la politica non sembra offrire risposte alla complessità dei problemi…

Abbiamo l’impressione che stiano venendo al pettine i molti, troppi nodi che in decenni di governi scellerati, strategie inadeguate, scelte sbagliate ecc… si sono aggrovigliati fino a rendere il nostro sistema socio-economico incapace di trovare soluzioni ai problemi concreti.
Per non parlare della situazione ambientale, che pare destinata ad aggravarsi senza rimedio.
Ma non intendo soffermarmi a fare l’inutile elenco delle cose che “non vanno”: ciascuno è perfettamente in grado di individuarle da sé.

Quello che mi preme invece è trovare una risposta alla domanda:
“COSA DOBBIAMO FARE PER MIGLIORARE  E PROGREDIRE?”


E la risposta al momento ritengo di dare è la seguente:
“APRIRE GLI OCCHI A FARE QUALCOSA”

Mi rendo conto di come tale risposta possa apparire semplicistica, ma analizziamone i contenuto.

Per “APRIRE GLI OCCHI” intendo: prendere coscienza della nostra natura, della nostra condizione, delle nostre potenzialità.


Troppi individui sono inconsapevoli di condurre un’esistenza che - per le abitudini acquisite - li allontana da uno stile di vita fondato sul corretto vivere e pensare, generando con ciò una serie di nefaste conseguenze che si ripercuotono oltretutto sul contesto circostante.
Solo “aprendo gli occhi” si possono ri-conoscere le leggi che la natura ci ha assegnato, allontanandosi dalle quali si aumentano le probabilità di condurre un’esistenza insoddisfacente sul piano fisico e mentale, condizionando i risultati su tutti i piani dell’ agire, ivi compreso quello del lavoro o comunque delle proprie occupazioni e delle relazioni umane.

Banalmente, ma non troppo, si tratta di rimetterci in contatto con la realtà a cui apparteniamo, e di armonizzare con essa.
Per cominciare: coltivare la capacità di osservare ciò che ci circonda, comprendere e i meccanismi che determinano le relazioni tra le cose, i rapporti fra persone, la qualità di questi rapporti, l’importanza di tenere un comportamento equilibrato e rispettoso del contesto in cui agiamo, è di grande importanza
E non voglio dire solo per ragioni etiche, ma per ragioni molto pratiche: agire in disarmonia e conflitto non contribuisce certo al raggiungimento dei nostro scopi!

Riprendendo il contatto con alcune buone regole potremo rapidamente migliorare la nostra condizione, la nostra energia e in definitiva creare i presupposti per poter agire al meglio, con coscienza ed efficienza.

APRIRE GLI OCCHI è dunque la premessa fondamentale per poter passare a “FARE QUALCOSA”, con il che intendiamo: agire nella pratica per trasformare la realtà che ci circonda contribuendo concretamente a al raggiungimento di obiettivi che riteniamo necessari per il nostro e altrui benessere.


Sul “COSA fare?” ritengo che si debba innanzitutto porre l’attenzione su ciò che sappiamo davvero fare, o almeno su ciò che sappiamo fare meglio.

Ciascuno di noi ha nel corso della propria esistenza sviluppato delle abilità, delle competenze, delle capacità.
Questo prezioso patrimonio costituisce la vera ricchezza di ciascuno di noi, in quanto è il solo che sia inalienabile e che nessuno vi potrà pignorare!

In alcuni casi - che definiremo “i soddisfatti” – questo patrimonio è stato adeguatamente, (magari faticosamente) impiegato per il conseguimento del proprio successo personale.

Nei casi migliori - che definiremo “i filantropi” - le proprie capacità sono state messa a disposizione per il miglioramento della collettività, per sostenere i bisognosi, per creare benessere diffuso.

Ma, più spesso di quanto si possa credere, tali doti non sono state valorizzate o sviluppate adeguatamente, o magari non sono state pienamente applicate.
E qui si ricade nel caso che definiremo dei “frustrati”.

Normalmente ciò avviene quando il soggetto ritiene di non poter coltivare i propri talenti, le proprie attitudini o le proprie ambizioni, dovendosi allineare a principi dominanti nel nostro sistema educativo quali “dovere”, “modestia”, “pragmatismo”, “realismo” ed altri che spesso non costituiscono altro che convinzioni limitanti.
Tali convinzioni mettono l’individuo in condizioni di contenere il proprio potenziale mentre si dedica ad occupazioni frustranti ma “sicure”, umilianti ma “tranquille”.
A volte la pigrizia e l’inerzia ci inducono a fere scelte comode invece che scelte giuste.

È ovvio che nell’ottica di questo blog per “fare qualcosa” non si intende agire in modo nè “sicuro” nè “tranquillo” ma piuttosto muoversi - magari faticosamente, esponendosi a rischi - alla ricerca di opportunità nelle quali poter effettivamente esprimere il proprio potenziale.
Riteniamo infatti che sia deleterio per l’intero Sistema che esistano chitarristi che svolgono svogliatamente il lavoro di operaio, alpinisti che passano la giornata a uno sportello di banca, potenziali giardinieri che vendono polizze assicurative, abilissimi venditori che lavorano controvoglia potando siepi.
Questo è un problema, una condizione che finisce per danneggiare tutti noi.

Chi esercita infatti le proprie occupazioni senza il necessario coinvolgimento ed entusiasmo produce infatti due effetti indesiderabili:

a)    frustrazone personale che nel lungo periodo logora l’individuo fino alla comparsa di patologie tipiche, generalmente emicranie, gastriti, mal di schiena e altri disturbi ampiamente diffusi, che possono degenerare in alterazioni dell’ umore, ansia, depressione
b)     basso rendimento e scarsa qualità del lavoro e del servizio prodotto, con conseguenze prevedibili sul proprio contesto e, in definitiva sull’intero Sistema di appartenenza.

Riconoscere e coltivare il proprio campo di competenza, sviluppare le proprie attitudini e inclinazioni è dunque non solo un diritto - essendo alla base della autorealizzazione in campo pratico e professionale - ma soprattutto un dovere, in quanto funzionale al raggiungimento di buoni risultati e quindi al miglioramento generale, in un’orientamento a un’idea di bene comune.

Essere soddisfatti della propria vita, evita di creare danno agli altri, oltre che a se stessi!

Ciò è tanto più vero oggi, in un mondo di crescente complessità e competizione, nel quale la mediocrità - in qualunque campo o pratica - determina inesorabilmente la espulsione dal mercato.

Per mantenerci invece nel mercato è inoltre necessario, questo è ovvio, individuare servizi, prodotti attività che incontrino una effettiva domanda, che è come dire - per utilizzare un vecchio detto - che è inutile cercare di vendere frigoriferi agli eschimesi…
Inoltre dovremo considerare come la concorrenza globalizzata renda pressoché inutile fare qualunque cosa che un cinese, o un’indiano, possano fare al posto nostro.
Ma di questo avremo modo di parlare.

E qui, dopo esserci chiesti “cosa fare” ci dobbiamo porre un’altra importante domanda: “COME farlo?”
Innanzitutto, rispondiamo noi: farlo BENE, con la competenza e qualità che possono derivare, come dicevamo pocanzi, solo dalla passione e dalla preparazione.
È dunque finito il tempo di un Sistema in espansione in cui bastava “provarci” mettendoci un po’ di buona volontà per trovare spazio e ricavare reddito dalla propria attività.

Ma non basta.
Sarà anche indispensabile recuperare una sorta di rigore e di rispetto delle regole, in definitiva di etica condivisa.
Ciò non tanto per questioni “morali” di cui non intendiamo trattare, essendo la morale soggettiva e intimamente strutturata, ma per questioni estremamente pratiche.
Solo in un quadro di riferimento fondato su regole virtuose e sul rispetto delle stesse è infatti possibile creare efficienza, meritocrazia, emergenza dei talenti e gratificazione dell’ impegno: in definitiva, risultati.


Diversamente saremmo destinati a soccombere, non solo come singoli ma in un inesorabile destino di declino collettivo.

Dunque ciascuno di noi si chieda innanzitutto: Come mi posso collocare?
Fra “i soddisfatti”? oppure fra i “filantropi” o invece fra i “frustrati” o peggio fra i “depressi”?

Nei primi due casi, soddisfatti o filantropi che siate, avrete comunque davanti a voi le sfide che i radicali mutamenti in corso stanno ponendo e riteniamo che dovrete perlomeno:

1)  aggiornare costantemente le vostre competenze e le vostre conoscenze, entrando in un’ottica di “formazione permanente” e rinnovata curiosità.
2)  entrare in relazione con una rete di contatti che vi consenta di operare in un network qualificato ed efficiente.
3)   Sviluppare le vostre capacità di adattamento ai cambiamenti, considerando l’ipotesi di adeguare o addirittura trasformare radicalmente le vostre abitudini, i vostri progetti, il vostro lavoro.

Vedremo insieme come affrontare queste tematiche, confrontandoci e scambiandoci esperienze, proprio nell’ambito di questo blog.

Nel caso in cui invece apparteniate alla categoria dei frustrati, allora dovrete innanzitutto iniziare a coltivare i vostri desideri e le vostre vere aspirazioni, in quanto solo così potrete acquisire quell’ entusiasmo indispensabile per raggiungere qualunque risultato e obiettivo.
Avremo senz’altro modo di parlare anche di questo: ESSERE e AGIRE si mette infatti a disposizione come strumento di scambio e condivisione anche di questi argomenti.

Fare qualcosa, abbiamo detto, e farlo al meglio.
Alla domanda “QUANDO farlo?” la risposta non può che essere: ADESSO.  Subito. Ora.


Ecco dunque il senso di questo blog: contribuire, nei modi e nei termini che ci saranno consentiti - e mettendo a disposizione ciò di cui disponiamo - ad arginare la deriva che ci minaccia, nella consapevolezza che, dopo aver “aperto gli occhi” possiamo e dobbiamo rimboccarci le maniche e  “fare qualcosa”.

Il tutto comunque – è importantissimo sottolinearlo - nell’ ottica della assunzione di RESPONSABILITÀ personale da parte di ciascuno.
Qui non troverete ricette o formule magiche ma solo indicazioni su strumenti che saranno efficaci quando li applicherete nella VOSTRA realtà.

Abbiamo tratteggiato le nostre intenzioni e il nostro approccio.
In questo blog saranno postati sostanzialmente:

-         spunti per una riflessione sull’ ESSERE e sull’ AGIRE, concetti, strumenti e tecniche per migliorare se stessi, progettare e raggiungere obiettivi

-         case history che consideriamo interessanti o esemplari, oppure idee, proposte e progetti che potranno liberamente essere sviluppati e attuati con la partecipazione di coloro che sapranno realizzare un’opportunità, piccola o grande che sia.

Non dovete decidere adesso se continuare a seguirci, interessarvi ai nostri sviluppi e partecipare a ciò che sarà proposto.
Potete invece, dopo che ci saremo lasciati, riflettere liberamente su ciò che avete ascoltato.
Mentre siete in auto, diretti verso le vostre occupazioni, o mentre passeggiate tranquillamente, pensate a quanto potrebbe esservi utile ampliare la vostra rete di contatti e relazioni entrando in un network orientato positivamente a migliorare il vostro ESSERE e a elaborare proposte e programmi che potrebbero vedervi AGIRE da protagonisti.

Ci piacerebbe comunque che partecipaste al nostro blog suggerendo su questo post una risposta a quattro semplici domande:

COSA POSSIAMO INIZIARE A FARE?

COSA DOBBIAMO SMETTERE DI FARE?

COSA POTREMO FARE DI PIÙ, O MEGLIO?

COSA DOVREMO FARE DI MENO?


Per il momento è tutto.
Vi ringraziamo per l’attenzione e attendiamo dunque i vostri interventi sul blog “ESSERE e AGIRE” per postare, oltre alle risposte alle QUATTRO DOMANDE di cui sopra, commenti, richieste e per partecipare direttamente al nostro progetto.

Concluderò con un altro detto orientale:

“non importa il punto in cui ti trovi ma la direzione in cui stai andando”

ESSERE E AGIRE è nato per trovare la strada giusta e vuole camminare insieme a voi.


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