Benvenuti.
Con questo post vogliamo presentarvi un nuovo blog
denominato “ESSERE e AGIRE”.
Vi chiediamo il tempo di una pausa caffè, una decina
di minuti per comunicarvi qualcosa che ci riguarda tutti. Una pausa per riflettere su ciò che sta succedendo alla
nostra economia, alla nostra società - in definitiva a tutti noi - e su quello che noi possiamo fare adesso, subito, per
non subire passivamente gli eventi, per reagire
attivamente al clima sconfortante che si sta creando.
In conclusione avrete la possibilità di dire la vostra, lasciando un commento che
sarà apprezzato, qualunque sia il suo contenuto.
Ma,vi starete chiedendo: di cosa si tratta, concretamente?
Bene, dato che avete deciso di continuare a
seguirmi, veniamo subito al dunque.
Inizierò con un proverbio orientale.
“è meglio
accendere una candela che continuare a maledire l’oscurità”
Viviamo in un’epoca di incertezza.
I redditi si abbassano, i timori sul futuro
aumentano, la politica non sembra offrire risposte alla complessità dei
problemi…
Abbiamo l’impressione che stiano venendo al pettine
i molti, troppi nodi che in decenni di governi scellerati, strategie
inadeguate, scelte sbagliate ecc… si sono aggrovigliati fino a rendere il
nostro sistema socio-economico incapace
di trovare soluzioni ai problemi concreti.
Per non parlare della situazione ambientale, che
pare destinata ad aggravarsi senza rimedio.
Ma non intendo soffermarmi a fare l’inutile elenco
delle cose che “non vanno”: ciascuno è perfettamente in grado di individuarle
da sé.
Quello che mi preme invece è trovare una risposta alla
domanda:
“COSA DOBBIAMO FARE PER MIGLIORARE E PROGREDIRE?”
E la risposta al momento ritengo di dare è la
seguente:
“APRIRE GLI OCCHI A FARE QUALCOSA”
Mi rendo conto di come tale risposta possa apparire
semplicistica, ma analizziamone i contenuto.
Per “APRIRE GLI OCCHI” intendo: prendere coscienza della nostra natura, della nostra condizione,
delle nostre potenzialità.
Troppi individui sono inconsapevoli di condurre
un’esistenza che - per le abitudini acquisite - li allontana da uno stile di
vita fondato sul corretto vivere e
pensare, generando con ciò una serie di nefaste conseguenze che si ripercuotono
oltretutto sul contesto circostante.
Solo “aprendo gli occhi” si possono ri-conoscere le
leggi che la natura ci ha assegnato, allontanandosi dalle quali si aumentano le
probabilità di condurre un’esistenza insoddisfacente sul piano fisico e
mentale, condizionando i risultati su tutti i piani dell’ agire, ivi compreso
quello del lavoro o comunque delle
proprie occupazioni e delle relazioni
umane.
Banalmente, ma non troppo, si tratta di rimetterci in contatto con la realtà a
cui apparteniamo, e di armonizzare con essa.
Per cominciare: coltivare la capacità di osservare ciò che ci circonda, comprendere e i
meccanismi che determinano le relazioni tra le cose, i rapporti fra persone, la
qualità di questi rapporti, l’importanza di tenere un comportamento equilibrato
e rispettoso del contesto in cui agiamo, è di grande importanza.
E non voglio dire solo per ragioni etiche, ma per
ragioni molto pratiche: agire in
disarmonia e conflitto non contribuisce certo al raggiungimento dei nostro
scopi!
Riprendendo il contatto con alcune buone regole potremo rapidamente migliorare la nostra condizione, la
nostra energia e in definitiva creare i presupposti per poter agire al meglio,
con coscienza ed efficienza.
APRIRE GLI OCCHI è dunque la premessa fondamentale
per poter passare a “FARE QUALCOSA”, con il che intendiamo: agire nella pratica per trasformare la
realtà che ci circonda contribuendo concretamente a al raggiungimento di obiettivi che riteniamo necessari per
il nostro e altrui benessere.
Sul “COSA fare?” ritengo che si debba innanzitutto
porre l’attenzione su ciò che sappiamo
davvero fare, o almeno su ciò che sappiamo fare meglio.
Ciascuno di noi ha nel corso della propria esistenza
sviluppato delle abilità, delle competenze, delle capacità.
Questo prezioso patrimonio costituisce la vera ricchezza di ciascuno di noi, in
quanto è il solo che sia inalienabile e che nessuno vi potrà pignorare!
In alcuni casi - che definiremo “i soddisfatti” –
questo patrimonio è stato adeguatamente, (magari faticosamente) impiegato per
il conseguimento del proprio successo
personale.
Nei casi migliori - che definiremo “i filantropi” -
le proprie capacità sono state messa a disposizione per il miglioramento della
collettività, per sostenere i bisognosi, per creare benessere diffuso.
Ma, più
spesso di quanto si possa credere, tali doti non sono state valorizzate o
sviluppate adeguatamente, o magari non sono state pienamente applicate.
E qui si ricade nel caso che definiremo dei
“frustrati”.
Normalmente ciò avviene quando il soggetto ritiene
di non poter coltivare i propri talenti, le proprie attitudini o le proprie
ambizioni, dovendosi allineare a principi dominanti nel nostro sistema
educativo quali “dovere”, “modestia”, “pragmatismo”, “realismo” ed altri che
spesso non costituiscono altro che convinzioni
limitanti.
Tali convinzioni mettono l’individuo in condizioni
di contenere il proprio potenziale mentre si dedica ad occupazioni frustranti
ma “sicure”, umilianti ma “tranquille”.
A volte la pigrizia e l’inerzia ci inducono a fere
scelte comode invece che scelte giuste.
È ovvio che nell’ottica di questo blog per “fare
qualcosa” non si intende agire in modo nè “sicuro” nè “tranquillo” ma piuttosto
muoversi - magari faticosamente, esponendosi a rischi - alla ricerca di
opportunità nelle quali poter effettivamente
esprimere il proprio potenziale.
Riteniamo infatti che sia deleterio per l’intero Sistema che esistano chitarristi che
svolgono svogliatamente il lavoro di operaio, alpinisti che passano la giornata
a uno sportello di banca, potenziali giardinieri che vendono polizze
assicurative, abilissimi venditori che lavorano controvoglia potando siepi.
Questo è un
problema, una condizione che finisce per danneggiare tutti noi.
Chi esercita infatti le proprie occupazioni senza il
necessario coinvolgimento ed entusiasmo produce infatti due effetti indesiderabili:
a) frustrazone personale che nel lungo periodo logora l’individuo fino alla comparsa di patologie tipiche,
generalmente emicranie, gastriti, mal di schiena e altri disturbi ampiamente
diffusi, che possono degenerare in alterazioni dell’ umore, ansia, depressione
b)
basso
rendimento e scarsa qualità del lavoro
e del servizio prodotto, con conseguenze prevedibili sul proprio contesto e, in definitiva sull’intero Sistema di
appartenenza.
Riconoscere
e coltivare il proprio campo di
competenza, sviluppare le proprie attitudini e inclinazioni è dunque non solo
un diritto - essendo alla base della autorealizzazione in campo pratico e professionale
- ma soprattutto un dovere, in
quanto funzionale al raggiungimento di buoni risultati e quindi al miglioramento generale, in
un’orientamento a un’idea di bene comune.
Essere
soddisfatti della propria vita, evita di creare danno agli altri, oltre che a se
stessi!
Ciò è tanto più vero oggi, in un mondo di crescente
complessità e competizione, nel quale la mediocrità
- in qualunque campo o pratica - determina inesorabilmente la espulsione dal mercato.
Per mantenerci
invece nel mercato è inoltre necessario, questo è ovvio, individuare servizi,
prodotti attività che incontrino una effettiva
domanda, che è come dire - per utilizzare un vecchio detto - che è inutile
cercare di vendere frigoriferi agli eschimesi…
Inoltre dovremo considerare come la concorrenza globalizzata renda
pressoché inutile fare qualunque cosa che un cinese, o un’indiano, possano fare
al posto nostro.
Ma di questo avremo modo di parlare.
E qui, dopo esserci chiesti “cosa fare” ci dobbiamo
porre un’altra importante domanda: “COME farlo?”
Innanzitutto, rispondiamo noi: farlo BENE, con la competenza e qualità che possono
derivare, come dicevamo pocanzi, solo dalla passione e dalla preparazione.
È dunque finito il tempo di un Sistema in espansione
in cui bastava “provarci” mettendoci un po’ di buona volontà per trovare spazio
e ricavare reddito dalla propria attività.
Ma non basta.
Sarà anche indispensabile recuperare una sorta di
rigore e di rispetto delle regole,
in definitiva di etica condivisa.
Ciò non tanto per questioni “morali” di cui non
intendiamo trattare, essendo la morale soggettiva e intimamente strutturata, ma
per questioni estremamente pratiche.
Solo in un quadro di riferimento fondato su regole virtuose e sul rispetto delle
stesse è infatti possibile creare
efficienza, meritocrazia, emergenza dei talenti e gratificazione dell’
impegno: in definitiva, risultati.
Diversamente saremmo destinati a soccombere, non
solo come singoli ma in un
inesorabile destino di declino collettivo.
Dunque ciascuno di noi si chieda innanzitutto: Come
mi posso collocare?
Fra “i soddisfatti”? oppure fra i “filantropi” o invece
fra i “frustrati” o peggio fra i “depressi”?
Nei primi due casi, soddisfatti o filantropi che
siate, avrete comunque davanti a voi
le sfide che i radicali mutamenti in corso stanno ponendo e riteniamo che dovrete
perlomeno:
1) aggiornare costantemente le vostre competenze e le vostre conoscenze,
entrando in un’ottica di “formazione permanente” e rinnovata curiosità.
2) entrare in relazione
con una rete di contatti che vi consenta
di operare in un network qualificato
ed efficiente.
3) Sviluppare le
vostre capacità di adattamento ai
cambiamenti, considerando l’ipotesi di adeguare o addirittura trasformare
radicalmente le vostre abitudini, i vostri progetti, il vostro lavoro.
Vedremo insieme come affrontare queste tematiche,
confrontandoci e scambiandoci esperienze, proprio nell’ambito di questo blog.
Nel caso in cui invece apparteniate alla categoria
dei frustrati, allora dovrete innanzitutto iniziare a coltivare i vostri desideri e le vostre vere aspirazioni, in quanto solo così
potrete acquisire quell’ entusiasmo
indispensabile per raggiungere qualunque risultato e obiettivo.
Avremo senz’altro modo di parlare anche di questo:
ESSERE e AGIRE si mette infatti a disposizione come strumento di scambio e
condivisione anche di questi argomenti.
Fare qualcosa, abbiamo detto, e farlo al meglio.
Alla domanda “QUANDO farlo?” la risposta non può che
essere: ADESSO. Subito. Ora.
Ecco dunque il senso
di questo blog: contribuire, nei modi e nei termini che ci saranno
consentiti - e mettendo a disposizione ciò di cui disponiamo - ad arginare la
deriva che ci minaccia, nella consapevolezza che, dopo aver “aperto gli occhi”
possiamo e dobbiamo rimboccarci le
maniche e “fare qualcosa”.
Il tutto comunque – è importantissimo sottolinearlo - nell’ ottica della assunzione di RESPONSABILITÀ
personale da parte di ciascuno.
Qui non troverete ricette o formule magiche ma solo
indicazioni su strumenti che saranno
efficaci quando li applicherete nella VOSTRA realtà.
Abbiamo tratteggiato le nostre intenzioni e il
nostro approccio.
In questo blog saranno postati sostanzialmente:
-
spunti per una
riflessione sull’ ESSERE e sull’ AGIRE, concetti, strumenti e tecniche per
migliorare se stessi, progettare e raggiungere obiettivi
-
case history che consideriamo interessanti o esemplari, oppure idee, proposte e progetti che potranno liberamente essere
sviluppati e attuati con la partecipazione di coloro che sapranno realizzare
un’opportunità, piccola o grande che sia.
Non dovete decidere
adesso se continuare a seguirci,
interessarvi ai nostri sviluppi e partecipare a ciò che sarà proposto.
Potete invece, dopo che ci saremo lasciati, riflettere liberamente su ciò che avete
ascoltato.
Mentre siete in auto, diretti verso le vostre
occupazioni, o mentre passeggiate tranquillamente, pensate a quanto potrebbe esservi utile ampliare la vostra rete
di contatti e relazioni entrando in un network
orientato positivamente a migliorare il vostro ESSERE e a
elaborare proposte e programmi che
potrebbero vedervi AGIRE da protagonisti.
Ci piacerebbe comunque che partecipaste al nostro
blog suggerendo su questo post una risposta a quattro semplici domande:
COSA POSSIAMO INIZIARE A FARE?
COSA DOBBIAMO SMETTERE DI FARE?
COSA POTREMO FARE DI PIÙ, O MEGLIO?
COSA DOVREMO FARE DI MENO?
Per il momento è tutto.
Vi ringraziamo per l’attenzione e attendiamo dunque i
vostri interventi sul blog “ESSERE e AGIRE” per postare, oltre alle risposte
alle QUATTRO DOMANDE di cui sopra, commenti, richieste e per partecipare
direttamente al nostro progetto.
Concluderò con un altro detto orientale:
“non importa il punto in cui ti
trovi ma la direzione in cui stai andando”
ESSERE E AGIRE è nato per trovare la strada giusta e
vuole camminare insieme a voi.
Nessun commento:
Posta un commento