martedì 24 settembre 2013

ESSERE e AGIRE
by Massimo Calabria
CAMBIAMENTO


Benvenuti, anche questo nuovo post del blog Essere e Agire si presenta con un supporto audio (vai al link http://www.youtube.com/watch?v=A6_81dP7H20) , come ormai di consuetudine, e avete la possibilità di fruire della registrazione, accedendo al link di cui sopra,  come se foste sintonizzati su una stazione radio.

Il tema del giorno è il cambiamento.

Passano i giorni, i mesi e , se li conti anche i minuti.
Qualcuno continua a sperare che la crisi “passerà”. Qualcuno ci dice che è già passata! Qualcun altro che ci sarà la ripresa, almeno una ripresina, non oggi, ma senz’altro domani o dopodomani…
Quello che noi però sappiamo è che indietro non si torna, ed è ormai evidente è che nulla sarà più come prima.
Le nuove tecnologie, i nuovi sistemi di comunicazione, di produzione, di scambio e commercio, di intrattenimento, il mercato del lavoro: tutto si sta trasformando e ci chiede adeguamenti ad ogni livello, personale e collettivo.


 Questa è da sempre la dinamica della Storia, senonchè oggi ciò che distingue questa particolare epoca da altre che l’hanno preceduta sono due fattori determinanti ovvero:
-         la VELOCITA’ con cui questi cambiamenti stanno avvenendo
-         la portata GLOBALE dei fenomeni in corso

In particolare ci soffermeremo sul primo di questi aspetti, la velocità, che riteniamo essere il più impattante sulla nostra percezione e sulle nostre abitudini.
Cambiamenti, anche su larga o larghissima scala, che avvenissero in tempi molto dilatati (dell’ordine di tempo di generazioni, ad esempio) ci consentirebbero un adattamento fisiologico o - per usare una metafora farmacologica - “omeopatico”.
Quando invece le trasformazioni avvengono in tempi ristretti (relativamente alla percezione umana) generano shock dovuti allo scarto fra le nuove condizioni e il tempo necessario all’ uomo per adattarsi ad esse.
La nostra naturale - e straordinaria - capacità di adattamento, che secondo Darwin è la caratteristica che ci ha consentito di evolvere a livelli eccezionali se paragonati alle altre specie animali, richiede infatti tempi fisiologici che – seppur soggettivi – sono necessari.

Con ciò non vogliamo dire che se i cambiamenti sono troppo rapidi per essere normalmente assimilati sia impossibile farvi fronte, ma che esiste una sorta di proporzionalità fra la compressione del tempo in cui il cambiamento si verifica e lo sforzo (quando non la vera e propria sofferenza) che l’adattamento richiede.
Come dire: dover cambiare troppo in fretta, senza avene scelto i criteri, può provocare pene anche notevoli.

Con ciò naturalmente stiamo generalizzando, né potrebbe essere altrimenti nell’ambito di queste sintetiche considerazioni. Ma riteniamo che l’esperienza comune dia conferma di quanto stiamo affermando.

Introduciamo allora alcune distinzioni, che ci permettono di articolare e ampliare le nostre riflessioni.
Innanzitutto occorre distinguere fra soggetti che temono il cambiamento e soggetti che ne sono positivamente stimolati.
I primi sono evidentemente persone abitudinarie, aggrappate alla proprie certezze e valori, ancorate a luoghi, persone, attività ormai sedimentate e ritenute confortanti.
Costoro purtroppo vivono ogni modificazione involontaria del loro quadro di stabilità come una piccola  - o grande - tragedia.
Vivere nell’illusione che la vita possa conservare perennemente le medesime circostanze è una fra le più frequenti cause di infelicità, in quanto le normali evoluzioni dell’esistenza vengono considerate un inaccettabile e crudele destino.
Così un lutto, una separazione,  ma anche la perdita di un posto di lavoro,o un semplice trasloco (circostanze che fanno normalmente parte della vita di ciascuno) sono causa di ansie, depressione e svariate patologie dovute alla somatizzazione del disagio provato a causa della incapacità di adattarsi ai cambiamenti.

Altre reazioni sono invece suscitate in persone le quali abbiano maggiore consapevolezza della aleatorietà della nostra condizione e della fatalità che in ogni istante ci accompagna.
Costoro, quanto meno, accettano quanto la vita gli riserva, sforzandosi di provare gratitudine per quanto c’è di buono e di gestire al meglio le cosidette avversità, e i cambiamenti che queste comportano.

Ma chi possiede il dono della curiosità, della apertura mentale, dell’ entusiasmo per la vita e della fiducia in se stesso e nel prossimo è colui che meglio di chiunque altro sa affrontare i cambiamenti che la vita sempre riserva.
Quando infatti si sa fare - come si dice – di necessità virtù, quando si sa cogliere nella crisi un’opportunità, quando si sa mantenere alta la tensione attiva e sfruttare ogni vento, donde questi provenga, allora il naturale evolvere della vita, con tutte le vicissitudini che inevitabilmente si presentano, sarà affrontato con il migliore spirito.


Altra distinzione è quella fra cambiamenti involontari, imposti dalle circostanze - come quelli che abbiamo finora considerato - e cambiamenti volontari, effettuati per scelta consapevole e deliberata.

Innanzitutto si consideri che il cambiamento volontario è, per definizione frutto di una scelta, e le scelte sono SEMPRE conseguenza di una emozione.
È ormai provato da innumerevoli studi e analisi quanto alla base delle scelte di ciascuno, ivi comprese le scelte relative ai cambiamenti da apportare alla propria vita, e quindi – banalmente – alle proprie abitudini, la razionalità incida in misura irrisoria rispetto alla nostra emotività.
Una volta effettuata la scelta, e quindi presa una decisione, si tratta poi di metterla concretamente in pratica, ed è a questo punto che la razionalità può essere di grande aiuto, per esempio nella definizione dei nuovi obiettivi e nella programmazione del loro raggiungimento.

Spesso anche i cambiamenti volontari comportano una sofferenza dovuta all’incertezza che sempre si presuppone intraprendendo una nuova strada.
È dimostrato come gli esseri umani siano di gran lunga più impediti dall’incertezza che non stimolati dalle aspettative: in pratica temiamo molto più l’ignoto di quanto confidiamo nel miglioramento.
Una bellissima canzone conteneva queste illuminate parole:
“…troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante, e quasi sempre dietro la collina è il sole…”

La buona notizia è che la propria capacità di gestire il cambiamento si può apprendere e migliorare, e che per chiunque (dai più prudenti ai più temerari) dotandosi degli strumenti giusti e applicando tecniche e metodi prestabiliti è possibile sia affrontare al meglio i cambiamenti imposti che ottenere i cambiamenti desiderati.
Ciò è di grande aiuto quando i tempi sono veloci come nell’epoca che stiamo appunto vivendo.

Concluderemo queste riflessioni invitandovi a considerare i seguenti passi, che sono considerati alla base di ogni percorso di cambiamento:

1)    Guardatevi allo specchio e chiedetevi chi siete e che cosa desiderate veramente
2)    Stabilite dei valori di riferimento che siano per voi dei punti fermi
3)    Definite le vostre vere ambizioni e le vostre mete
4)    Scegliete con chi condividere il vostro percorso
5)    Programmate i vostri passi
6)    Agite con coerenza e perseveranza
7)    Verificate i vostri risultati e correggete la rotta quando necessario


Ciascuno di questi punti andrà articolato e adeguatamente definito, ma mantenendo questo schema avrete un supporto utile per iniziare a orientare i vostri sforzi.
Se lo ritenete opportuno, fatevi aiutare, ma sappiate che solo quando lo studente è pronto il Maestro appare.
L’impatto sulla vostra vita potrebbe essere sconvolgente e gratificante oltre ogni aspettativa.

Non aspettiamo ingenuamente che la crisi “passi”, ma decidiamoci a iniziare il necessario cambiamento che ci permetterà di compiere il salto evolutivo che è ormai inevitabile.
Contattateci liberamente per condividere pareri o richieste.

Grazie per l’attenzione

A presto dal vostro Massimo. Essere e Agire