lunedì 20 maggio 2013

SI PUO' FARE! - Progetto Manifattura



Progetto Manifattura – Rovereto


Come preannunciato nei primi post di questo blog, sarà dato spazio a casi concreti, che consideriamo esemplari, di idee e progetti che hanno trovato effettiva attuazione.
Tratteremo di svariati campi e ambiti, cercando di non focalizzare su specifici settori: vi invitiamo anzi a segnalarci casi di cui ritenete interessante parlare.
Quello che ci preme è mettere in evidenza come nel bel mezzo della crisi incalzante qualcuno stia trovando il modo, il tempo e il luogo per realizzare qualcosa di nuovo, intelligente e utile.

Inizieremo parlandovi del “PROGETTO MANIFATTURA” in corso di realizzazione a Rovereto (TN), consistente nel recupero di un’ area industriale dismessa per l’insediamento di funzioni innovative con criteri di sostenibilità  e visione strategica.


 Gli attori di questa avvincente e complessa impresa collettiva hanno saputo creare una sinergia fra enti pubblici e operatori privati, imprese e professionisti, oltre che reperire le risorse necessarie per avviare l’ambizioso programma.
Si è trattato evidentemente di impostare una visione di lungo respiro ma anche di gestire problematiche tecniche, economiche, finanziarie e burocratiche, oltre che di individuare modalità contrattuali e societarie, fino alla soluzione delle questioni organizzative, dalle più generali alle più spicciole e contingenti.
Oggetto dell’ intervento, il recupero di una vecchia fabbrica: la Manifattura Tabacchi, costruita a metà dell’ottocento e dismessa dopo 150 anni di storia produttiva.
Riteniamo che il caso sia interessante per una seri di motivi: mettiamone in evidenza i principali.

Innanzitutto, ripetiamo, per la capacità di coalizzare su un progetto condiviso diverse competenze e interessi, e di coordinare un team multidisciplinare che ha visto la partecipazione di  Provincia, Comune, Università, aziende, sindacati, fondazioni, studi, laboratori.

  
In secondo luogo, la scelta di utilizzare strutture esistenti anziché edificarne di nuove.
Il recupero del patrimonio edilizio consente sempre di evitare il consumo di nuovo territorio e quindi la preservazione delle risorse ambientali.
Ma se, come in questo caso, si tratta di un vero e proprio caso di archeologia industriale, ecco che la valorizzazione del patrimonio storico e della memoria collettiva costituiscono un notevole valore aggiunto.

Ciò che rende questo caso davvero considerevole è però la scelta delle funzioni da insediare, dettata da una visione straordinariamente lungimirante, almeno in Italia.
Le strutture recuperate sono state infatti destinate all’ insediamento di attività e professioni orientate alla ecologia, sostenibilità, efficienza energetica – in definitiva ai criteri su cui si fonda la cosidetta “Green Economy” - caratterizzate da un alto contenuto di innovazione e ricerca.
Significativo è il dato relativo all’età media degli operatori che sono ospitati dalla struttura: di poco superiore ai 30 anni.

La promiscuità delle attività è destinata a generare effetti positivi ad ampio spettro, per un semplice dato fatto: nessuno, da solo, ha mai potuto fare niente di importante.

È la lezione della storia, se non dell’esperienza di ciascuno di noi, ma è anche la lezione della scienza. Discendiamo infatti da primati sociali, e già nel corso della nostra evoluzione siamo probabilmente stati la specie che viveva nei gruppi sociali più numerosi.
Secondo alcuni studiosi, avremmo anzi sviluppato un cervello così grande proprio per gestire rapporti personali di collaborazione e competizione con tante altre persone. È poi all’interno di questi gruppi, soprattutto a partire dall’acquisizione del linguaggio parlato, che abbiamo cominciato a usare la nostra “arma” più preziosa: le conoscenze scambiate fra di noi e trasmesse da una generazione all’altra, cioè un’evoluzione culturale ben più rapida ed efficace di quella biologica.
E’ un dato acquisito che che le opportunità di sviluppo sono tanto maggiori quanto maggiore è la condivisione di conoscenze e competenze.

 L’aggregazione aumenta infatti la possibilità di incontrare persone con le quali collaborare o dalle quali di venire semplicemente a sapere qualcosa di utile. Le migliori opportunità ce le offrono proprio le persone con le quali abbiamo dei cosiddetti “legami deboli” – le semplici conoscenze, insomma – perché ci permettono di accedere ad altre cerchie, quindi a persone diverse da noi, le quali ci fanno conoscere cose che non sappiamo o ci aiutano in ciò che non sappiamo fare.
La cosa interessante è che l’importanza della aggregazione non è diminuita con lo sviluppo di Internet e delle comunicazioni a distanza, ma è aumentata.
La spiegazione di questo apparente paradosso è il fatto che in un’economia sempre più basata sulle idee e la creatività, le informazioni che si possono scambiare solo di persona diventano sempre più preziose. Il nostro cervello, d’altra parte, si è evoluto per fare esattamente questo.
Per questo la costituzione dei cosidetti cluster di competenze ha in svariati casi generato eccellenze.

Generalmente tali condizioni si realizzano in grandi centri e agglomerati urbani, penalizzati sotto diversi aspetti, i principali fra i quali inquinamento, stress urbano e traffico congestionato. In questo caso invece ci troviamo in un contesto ideale situato in una delle regioni più rinomate per qualità della vita.

In conclusione, riteniamo di essere di fronte a una felice intuizione che ha trovato il modo di concretizzarsi grazie alla convergenza di fattori e risorse fortemente voluta e abilmente gestita.

Favorire il rinnovo generazionale,  la capacità di fare rete, ma anche la cooperazione, l’emergenza dei talenti, la valorizzazione del merito, innovare e stimolare la competizione positiva sono parole d’ordine che troppo spesso abbiamo sentito pronunciare in pomposi discorsi mai seguiti da fatti concreti.
Tutto ciò richiede infatti intraprendenza, determinazione, capacità e perseveranza. Riteniamo che chi ha saputo mettere concretamente in campo tutto ciò superando ostacoli e difficoltà per raggiungere risultati esemplari costituisca oggi un modello di riferimento.

Si può fare!
www.progettomanifattura.it/