ESSERE e AGIRE
by Massimo Calabria
CAMBIAMENTO
Benvenuti, anche questo nuovo post del blog Essere
e Agire si presenta con un supporto audio (vai al link http://www.youtube.com/watch?v=A6_81dP7H20)
, come ormai di
consuetudine, e avete la possibilità di fruire della registrazione, accedendo
al link di cui sopra, come se foste
sintonizzati su una stazione radio.
Il tema del giorno è il cambiamento.
Passano i giorni, i mesi e , se li conti anche i
minuti.
Qualcuno continua a sperare che la crisi “passerà”.
Qualcuno ci dice che è già passata! Qualcun altro che ci sarà la ripresa,
almeno una ripresina, non oggi, ma senz’altro domani o dopodomani…
Quello che noi però sappiamo è che indietro non si torna, ed è ormai
evidente è che nulla sarà più come prima.
Le nuove tecnologie, i
nuovi sistemi di comunicazione, di produzione, di scambio e commercio, di
intrattenimento, il mercato del lavoro: tutto
si sta trasformando e ci chiede adeguamenti ad ogni livello, personale e
collettivo.
Questa è da sempre la dinamica della Storia,
senonchè oggi ciò che distingue questa particolare epoca da altre che l’hanno
preceduta sono due fattori determinanti ovvero:
-
la VELOCITA’ con cui questi cambiamenti stanno avvenendo
-
la portata GLOBALE dei fenomeni in corso
In particolare ci soffermeremo sul primo di questi
aspetti, la velocità, che riteniamo
essere il più impattante sulla nostra percezione e sulle nostre abitudini.
Cambiamenti, anche su larga o larghissima scala, che
avvenissero in tempi molto dilatati (dell’ordine di tempo di generazioni, ad
esempio) ci consentirebbero un adattamento fisiologico o - per usare una
metafora farmacologica - “omeopatico”.
Quando invece le trasformazioni avvengono in tempi ristretti (relativamente alla percezione
umana) generano shock dovuti allo scarto fra le nuove condizioni e il tempo
necessario all’ uomo per adattarsi ad esse.
La nostra naturale - e straordinaria - capacità di adattamento, che secondo
Darwin è la caratteristica che ci ha consentito di evolvere a livelli
eccezionali se paragonati alle altre specie animali, richiede infatti tempi
fisiologici che – seppur soggettivi – sono necessari.
Con ciò non vogliamo dire che se i cambiamenti sono troppo rapidi per essere normalmente
assimilati sia impossibile farvi fronte, ma che esiste una sorta di
proporzionalità fra la compressione del tempo in cui il cambiamento si verifica
e lo sforzo (quando non la vera e
propria sofferenza) che l’adattamento richiede.
Come dire: dover cambiare troppo in fretta, senza avene scelto i criteri, può provocare
pene anche notevoli.
Con ciò naturalmente stiamo generalizzando, né
potrebbe essere altrimenti nell’ambito di queste sintetiche considerazioni. Ma
riteniamo che l’esperienza comune dia conferma di quanto stiamo affermando.
Introduciamo allora alcune distinzioni, che ci permettono di articolare e ampliare le
nostre riflessioni.
Innanzitutto occorre distinguere fra soggetti che temono il cambiamento e soggetti che ne
sono positivamente stimolati.
I primi sono evidentemente persone abitudinarie, aggrappate alla proprie
certezze e valori, ancorate a luoghi, persone, attività ormai sedimentate e
ritenute confortanti.
Costoro purtroppo vivono ogni modificazione
involontaria del loro quadro di stabilità come una piccola - o grande - tragedia.
Vivere nell’illusione che la vita possa conservare
perennemente le medesime circostanze è una fra le più frequenti cause di
infelicità, in quanto le normali
evoluzioni dell’esistenza vengono considerate un inaccettabile e crudele
destino.
Così un lutto, una separazione, ma anche la perdita di un posto di lavoro,o
un semplice trasloco (circostanze che fanno normalmente parte della vita di
ciascuno) sono causa di ansie, depressione e svariate patologie dovute alla
somatizzazione del disagio provato a causa della incapacità di adattarsi ai cambiamenti.
Altre
reazioni sono invece suscitate in
persone le quali abbiano maggiore consapevolezza della aleatorietà della nostra
condizione e della fatalità che in ogni istante ci accompagna.
Costoro, quanto meno, accettano quanto la vita gli riserva, sforzandosi di provare
gratitudine per quanto c’è di buono e di gestire al meglio le cosidette
avversità, e i cambiamenti che queste comportano.
Ma chi possiede il dono della curiosità, della apertura mentale, dell’ entusiasmo per
la vita e della fiducia in se stesso e nel prossimo è colui che meglio di chiunque altro sa affrontare
i cambiamenti che la vita sempre riserva.
Quando infatti si sa fare - come si dice – di
necessità virtù, quando si sa cogliere nella crisi un’opportunità, quando si sa mantenere alta la tensione attiva e
sfruttare ogni vento, donde questi provenga, allora il naturale evolvere della
vita, con tutte le vicissitudini che inevitabilmente si presentano, sarà affrontato con il migliore spirito.
Altra distinzione è quella fra cambiamenti
involontari, imposti dalle circostanze - come quelli che abbiamo finora
considerato - e cambiamenti volontari,
effettuati per scelta consapevole e deliberata.
Innanzitutto si consideri che il cambiamento volontario è, per definizione frutto di
una scelta, e le scelte sono SEMPRE conseguenza di una emozione.
È ormai provato da innumerevoli studi e analisi
quanto alla base delle scelte di ciascuno, ivi comprese le scelte relative ai
cambiamenti da apportare alla propria vita, e quindi – banalmente – alle
proprie abitudini, la razionalità incida
in misura irrisoria rispetto alla nostra emotività.
Una volta effettuata la scelta, e quindi presa una
decisione, si tratta poi di metterla concretamente
in pratica, ed è a questo punto che la razionalità
può essere di grande aiuto, per esempio nella definizione dei nuovi obiettivi e
nella programmazione del loro raggiungimento.
Spesso anche i cambiamenti volontari comportano una sofferenza dovuta all’incertezza che sempre si presuppone intraprendendo una nuova
strada.
È dimostrato come gli esseri umani siano di gran
lunga più impediti dall’incertezza
che non stimolati dalle aspettative: in pratica temiamo molto più l’ignoto di
quanto confidiamo nel miglioramento.
Una bellissima canzone conteneva queste illuminate
parole:
“…troppo
spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante, e quasi sempre dietro
la collina è il sole…”
La buona
notizia è che la propria capacità di gestire il cambiamento si può apprendere e migliorare, e che per
chiunque (dai più prudenti ai più temerari) dotandosi degli strumenti giusti e applicando tecniche e metodi prestabiliti è
possibile sia affrontare al meglio i cambiamenti imposti che ottenere i
cambiamenti desiderati.
Ciò è di grande aiuto quando i tempi sono veloci
come nell’epoca che stiamo appunto vivendo.
Concluderemo queste riflessioni invitandovi a
considerare i seguenti passi, che sono considerati alla base di ogni percorso di cambiamento:
1)
Guardatevi allo
specchio e chiedetevi chi siete e che
cosa desiderate veramente
2)
Stabilite dei valori di riferimento che siano per voi
dei punti fermi
3)
Definite le
vostre vere ambizioni e le vostre mete
4)
Scegliete con chi condividere il vostro percorso
5)
Programmate
i vostri passi
6)
Agite con coerenza e perseveranza
7)
Verificate
i vostri risultati e correggete la
rotta quando necessario
Ciascuno di questi punti andrà articolato e adeguatamente definito, ma mantenendo
questo schema avrete un supporto utile
per iniziare a orientare i vostri sforzi.
Se lo ritenete opportuno, fatevi aiutare, ma
sappiate che solo quando lo studente è pronto il Maestro appare.
L’impatto sulla vostra vita potrebbe essere sconvolgente e gratificante oltre ogni
aspettativa.
Non aspettiamo ingenuamente che la crisi “passi”, ma
decidiamoci a iniziare il necessario cambiamento che ci permetterà di compiere
il salto evolutivo che è ormai inevitabile.
Contattateci liberamente per condividere pareri o
richieste.
Grazie per l’attenzione
A presto dal vostro Massimo. Essere e Agire